A112 Abarth Chardonnet: il Sacro Graal delle A112


Esiste il Sacro Graal delle A112? E chi lo custodisce? Dopo 15 anni di studi e ricerche, Passione 58 70 lo ha finalmente riscoperto.

Ma di cosa si tratta?

Nel 1976 Chardonnet, con la collaborazione dell’Abarth di corso Marche, allestì quattro A112 Abarth Gr.2 per partecipare al Rallye di Montecarlo del gennaio 1977. Le quattro vetture erano targate:

  • 8100 DY 93
  • 8101 DY 93
  • 8105 DY 93
  • 8106 DY 93

Sono le uniche A112 da rally che possono essere considerate “ufficiali” a tutti gli effetti.

Delle quattro, due andarono subito disperse (targa 8100 DY 93 e 8106 DY 93), una venne trasformata in un Gr.5 ( targa 8105 DY 93) anche se a oggi delle vettura originale rimangono ben poche parti, per varie vicissitudini.

Una sola è arrivata pressoché intatta ai giorni nostri. Proprio quella che si classificò 19° assoluta al Montecarlo con Laurent – Marchè e che partecipò anche l’anno successivo con Pagani – Carlotti, già nella versione Evo2, con testa a 4 condotti, autobloccante, paraurti metallici e altre migliorie rispetto all’anno precedente.

E’ conosciuta con la sua targa originale: la “8101 DY 93”. Oggi non la ha più, ha preso il suo posto la 7307 NL 59 per via del passaggio di proprietà avvenuto negli anni ’80, ed è proprio questo ha reso la tracciabilità della vettura più difficile

Per maggiori approfondimenti sulle gare a cui hanno partecipato queste A112 Abarth 70HP, vi rimando all’articolo La ‘Coupé A112 Abarth’ Francese, il Monte ed il prototipo 1500cc – Passione 5870

Echappement giugno 1988 Pag. 70 – 74

Dopo molte ricerche abbiamo ritrovato la storia dell’auto presentata in queste pagine. Di seguito i passaggi più interessanti tradotti dall’articolo originale.


La vettura è quelle pilotata da Claude Laurent nel 1977 e Pierre Pagani nel 1978, la A112 di tutti gli exploits, immatricolata in origine “8101 DY 93”.
Questa vettura ha corso ancora a più riprese prima di ritirarsi nei sotterranei di Chardonnet. Pensione? Per nulla. Ha dormito per qualche anno a fianco delle sue sorelle, tra cui la vettura targata 8105 DY 93….
(trasformata all’epoca in gr.5, oggi di proprietà del nipote di André Chardonnet, ndr)
Rinascita.
E’ nel 1983 che il concessionario Lancia di Lille, Mr. Gobert, ha l’idea di ritirare da Chardonnet una delle sue piccole Gr.2. Due giovani meccanici della concessionaria correvano allora con una A112 Gr.N e non se la cavavano male, e così Mr. Gobert gli ha prestato la più performante Gr.2: fu ammessa a correre nel Gr.S e ancora oggi (1988, ndr) corre nel Gr.F.
Dice JP Tourbier: “ho ritirato questa vettura da Gobert e oggi facciamo tutti i rally della regione.”
JP Tourbier non lesina gli elogi alla sua piccola vettura, che cerca di mantenere nelle condizioni più vicine all’origine. Guarda con invidia le vetture più grosse degli altri concorrenti nelle gare locali, ma per niente al mondo si separerebbe dalla sua piccola pulce azzurra…..

Il mito prende forma

Dopo aver acquisito tutti gli articoli di giornali dell’epoca, stesure di documentazione tecnica/storica, grazie alle informazioni ottenute da un amico grande appassionato greco e dopo un casuale e fortunato incontro con un altro grande appassionato francese, siamo riusciti a contattare il proprietario che, a onor del vero, era già noto ai nostri registri poiché cliente.

La vettura si trova nell’estremo nordest della Francia, al confine col Belgio.

Non proprio vicino, sono oltre 1000 km da Milano ma, complici la vacanze estive, abbiamo affrontato il viaggio per vedere e conoscere il “Sacro Graal”.

Vis a Vis con il mito

Il proprietario ancora oggi è JP Tourbier, ha tenuto fede alla promessa fatta ai giornalisti di Echappemment nel 1988, ben 36 anni fa. Ci accoglie con simpatia e cordialità. Quasi non gli par vero che siamo venuti dall’Italia per vedere la sua vettura, carica di un passato a dir poco glorioso.

Il primo approccio con la vettura è stupefacente: il colore. Ha ancora la vernice originale, il blu Tahiti 472 che non era previsto per le Abarth ma che è stato prodotto in pochissimi esemplari, per le quattro Gr.2 di Chardonnet a qualche altro raro esemplare stradale per l’estero. Oggi tutti dispersi, tranne la 8101 DY 93 che è di fronte a noi

Anche gran parte degli allestimenti sono quelli dell’epoca. Motore e cambio ravvicinato sono perfettamente conservati, con la testa a quattro condotti imboccolati, i carburatori DCNF 40 e ovviamente lo specifico coperchio valvole con i collettori di aspirazione integrati. La carrozzeria con i larghi codolini neri che allargano la carreggiata per fare spazio ai cerchi Cromodora CD35 da 5,5’. I grandi fari della Peugeot 403 sostituiscono gli originali gruppi ottici e tra essi campeggiano due Cibiè Oscar supplementari.

‘Come mai solo due?’, chiediamo. Tranquilli, ci rassicurano, gli altri due sono in garage, assieme alla calandra specifica delle Evo2 e altri componenti preziosi.

Certo, qualcosa è andato perduto. Come i sedili originali sostituiti da altri simili o la barra stabilizzatrice posteriore, della quale rimangono però gli attacchi. Poco problema per i portacaschi: erano due cestini per la carta straccia. Con 10 euro si sono ripristinati entrambi.

Qualche altro dettaglio non è conforme all’epoca, poco male, sono modifiche non invasive e riconvertibili in pochissimo tempo

I dettagli dell’epoca, però, valgono tutta la fatica. Quasi commoventi sono dettagli come il termometro per la temperatura esterna, incastrato al centro del deflettore sinistro, con indicato in rosso il settore +2° / -2°, con la scritta “verglas”(ghiaccio, ndr), oppure i due adesivi controle tecnique – Monte Carlo 1978. All’interno si può ancora sentire l’odore caratteristico delle A112

Gentilissimo e disponibile, il proprietario acconsente a mostrarci la vettura sollevata sul ponte di officina.

E qui si apre un mondo. Sotto il pianale ci sono una miriade di modifiche: rinforzi, pezzi speciali Abarth come i bracci anteriori e posteriori con uniball, il paraserbatoio in vetroresina e mille piccoli accorgimenti per rendere la vettura più robusta, affidabile e performante. La cura degli interventi di preparazione è pari a quella di una vettura da assoluto, anche se si tratta di una piccola 1050cc. Incredibile. Mentre la ammiriamo, ripercorriamo con la mente la documentazione relativa al modello che abbiamo raccolto negli anni e tutto viene confermato. Mai avremmo pensato di avere certezza di quelle indicazioni e invece… eccoci qui estasiati

E’ come rivivere gli anni ’70

Infine, la proposta inattesa: “Dai, andiamo a provarla!”. Come dire di no?

Il terminale di scarico è ora in acciaio, abbastanza rumoroso ma non troppo. Parliamo subito della cosa più esclusiva e particolare: il motore con la testata a quattro condotti imboccolati e i 90cv di origine (ancora tutti presenti) sono piacevolmente disponibili e pronti a scalpitare. L’impressione che trasmette è quella di essere un motore con tanta coppia disponibile fin dalle basse girature, con un livello di potenza equilibrato che si esprime con consistenza senza diventare mai nervosa. Il cambio è preciso e ben rapportato per la potenza del motore. Si percepisce in modo netto che c’è stato un gran lavoro di messa a punto sull’erogazione del motore, non c’è mai un’esitazione sui regimi di utilizzo anche nelle condizioni critiche di curve con gli stacchi-attacchi dell’acceleratore. La selezione delle marce è rapida anche alle alte girature, nonostante la presenza dei sincronizzatori

Seppur negli anni anni ’80 abbia disputato alcuni rally su asfalto, l’assetto è ancora quello del 1978, adatto alla neve del Montecarlo: alto e morbido. La macchina ha un discreto rollio, ma le ruote restano in traiettoria, precise come sui binari. Lo sterzo a rapportatura ridotta aiuta nella guida veloce.

La frenata è precisa, anche grazie ai rinforzi scocca presenti e l’assetto, sapientemente modificato, evita gli eccessivi trasferimenti di carico che sono piuttosto evidenti sul modello di serie.

Si è fatto tardi, bisogna proseguire il viaggio

Prima di congedarci, tentiamo una domanda: “Quale è il futuro di questo esemplare così unico e importante?”.

Risposta sicura: “Quando non ci sarò più, deciderà mio figlio cosa farne”.

Come dire che, per molto tempo ancora, rimarrà ancora di proprietà della famiglia Tourbier, alla quale vanno tutti i nostri complimenti per aver conservato con amore e coscienza questa vettura unica, magnifica per tutto questo tempo

Pazienza, il Sacro Graal sta bene lassù, nel nord della Francia ma consapevoli che è in ottime mani.

Fabio Coppa, Passione 58 70

Agosto 2024


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